Senza saperlo, mi ero innamorato dei giochi di ruolo ancora prima di prenderne in mano uno. Era il 1994, credo, e sul 386 di casa avevo appena installato Indiana Jones and the fate of Atlantis. A quel tempo divoravo qualunque avventura grafica, meglio se della Lucas Arts, in pochi giorni e Indiana Jones si rivelò una delle più ostiche. La cosa che mi costrinse a rigiocarlo più volte fu scoprire che, con mio immenso stupore, c’erano ben tre finali diversi, che seguivano le scelte fatte nell’ultima parte del gioco, quella ambientata, appunto, ad Atlantide.
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Multiplayer per asociali
Nonostante io sia un accanito giocatore di ruolo, cosa che per sua stessa definizione prevede l’interazione sociale con altri membri di un gruppo, ho un grosso problema con i MMORPG (Massive Multiplayer Online Role Play Game). Il mio problema è che odio avere a che fare con gli altri giocatori.

Il mio regno per un cavallo!
Bastano 3 pulsanti. Tre soli pulsanti che vi permetteranno di costruire il vostro regno dal dorso del vostro bianco destriero: Destra, Sinistra e Giù, che vi servirà per depositare monete in vari punti per costruire edifici, reclutare e addestrare sudditi e… basta, non c’è altro che possiate fare.

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Dopo i primi concitati minuti di introduzione alla trama principale di un buon gioco, inizia quella che può solo essere definita come “Deriva situazionista videoludica”.

Chimichangas!
In ritardo di un’intera settimana, ma anche Continue arriva a parlare di Deadpool, il videogioco, non il film. per il film potete ascoltare Ricciotto!

Tremenda Vendetta!
Figuratevi cosa può succedere quando l’oggetto del tuo odio è un orco che non solo fa parte dell’esercito di Sauron e che ha massacrato la tua famiglia davanti ai tuoi occhi, ma ha anche ucciso e sbeffegiato te, ai piedi dei Neri Cancelli di Mordor.

Guardatevi dalla furia di un uomo tranquillo
A quindici anni ero un ribollore di rabbia e rancore verso un sacco di cose, ero impulsivo e mi preoccupavo poco di come rispondevo agli altri, ma dentro di me c’era sempre una voce che mi ricordava che “La guerra non fa grande nessuno”, non importa quanto grande o piccola sia.