
Trincea 1917 non è un gioco di guerra
Non si gioca per vincere un conflitto.
Non si gioca per lanciare tanti dadi e fare tanti danni.
Trincea 1917 è un gioco sui traumi della guerra.
Si gioca dialogando con le altre persone al tavolo.
Si gioca senza cibo e senza bevande.
Si gioca per guardare nell’abisso della guerra.
Materiali di gioco
Formato
160 pagine a colori, in formato 16,5×24
Numero di giocatori
Trincea 1917 può essere giocato da gruppi di 3-5 giocatori, e anche se non c’è un narratore, almeno una persona dovrà fare da facilitatore durante la sessione, per aiutare il resto del gruppo a impostare le scene e rispondere alle domande del gioco.
Tempo di gioco
Trincea 1917 si gioca affrontando diverse stagioni, che corrispondono a un giro di tavolo, quindi al crescere dei giocatori aumenta il tempo di gioco. Calcolate circa 45 minuti a giocatore.
Complessità
Il gioco è una conversazione nella quale descrivete situazioni immaginarie. È richiesto solo che abbiate la volontà di raccontare una storia assieme, in modo collaborativo e consensuale e non per sfidarvi o vincere qualcosa.
Giocalo se ti piace:
Cinema e TV
1917, Niente di nuovo sul fronte occidentale
Giochi
Ta-Pum!, Valiant Hearts
In Trincea 1917 siete i soldati di uno degli eserciti che combatterono durante la Prima guerra mondiale, conosciuta anche come Grande Guerra.
Scritto da Helios Pu, Trincea 1917 è frutto di un lungo lavoro di ricerca e game-design, durato più di due anni, volto a rendere il framework nato con Kaiser 1451 (edito da Space Orange 42) un gioco che permettesse di raccontare una storia fatta di rinunce, dolore, logoramento e occasionale conforto.
Le storie che Trincea 1917 vuole aiutarvi a raccontare sono le storie di soldati al fronte durante la Grande Guerra che ha sconvolto il mondo all’inizio del XX Secolo.
Per aiutarvi a immergervi in quel breve periodo che cambiò per sempre la nostra Storia, il gioco è preceduto da un’introduzione di Alessandro Caresana (docente di Storia e Scienze Strategiche a Torino, Lione e Heidelberg) e seguito da un saggio di Andrea Limardo (docente di Storia e Filosofia).
